La finanza internazionale si accorge dei diamanti sintetici. Allarme?
L’ascesa dei diamanti sintetici ha catturato l’attenzione di banche e giornali. Due grandi attori rispettivamente dell’informazione e del mercato finanziario quali il Wall Street Journal e Morgan Stanley, lo sviluppo industriale del diamante sintetico se lo stanno studiando molto attentamente. Quest’ultimo, tra i più prestigiosi gruppi finanziari a livello internazionale e noto trendsetter per gli investitori, prevede un boom in questo mercato tale da arrivare ai livelli dei diamanti naturali.
Il report pubblicato quest’estate da Morgan Stanley Research parla chiaro: i recenti avanzamenti tecnologici nel campo della creazione dei diamanti in laboratorio rischiano di avere un effetto dirompente sul mercato del diamante grezzo, valutato oltre 14 miliardi di dollari.
Sempre più grandi e con qualità sempre più elevate i sintetici cominciano a diventare difficili da distinguere anche dall’osservatore più esperto. I costi di produzione sono pressoché gli stessi dei diamanti naturali, ma possono essere venduti al 30-40% in meno a causa della differente strutturazione del canale produttivo. Inoltre la maggior apertura alle alternative dei consumatori più giovani, unita ad un’operazione più “social responsible” del diamante sintetico rappresenta altri punti a favore.
Attualmente, la quota di mercato dei diamanti sintetici è dell’1% sul totale, ma secondo Morgan Stanley arriverà al 2020 almeno al 15% per quanto riguarda i diamanti di piccolo taglio ed al 7,5% nel settore dei diamanti di taglio grande. Per combattere la minaccia paventata dai sintetici, sette dei dieci più grandi gruppi diamantiferi mondiali hanno cominciato ad unire le proprie forze, fondando la “Diamond Producers Association” ed investendo assiduamente in marketing. Il risultato di questo lavoro è la campagna “Real is Rare, Rare is a Diamond”, ma il timore resta quello di arrivare ad un punto in cui sarà possibile produrre così tanti diamanti sintetici da annullare la rarità del diamante.
Il Wall Street Journal si è soffermato, invece, sui timori di De Beers nei confronti del sintetico. La minaccia riguarda soprattutto i diamanti sotto gli 0.2 carati: essendo poco conveniente effettuare le analisi, si rischia l’introduzione nel mercato di quantità di sintetici senza la possibilità di accorgersene. Timori condivisi da molti: il sistema più economico sviluppato da De Beers per l’identificazione del sintetico, chiamato PhosView e del costo di 4.800 $, è andato subito a ruba.
© “Rivista italiana di gemmologia”